Nadia Ragni Lo studio di Nadia Ragni aggiunge una minuscola ma significativa tessera a quel grande mosaico rappresentato dall'arte militare del Rinascimento: un tema che necessita di una puntuale rivisitazione critica che indaghi figure sinora trascurate, ma che riuscirono ad imprimere un segno di distinzione nel campo della progettazione di opere fortificatorie. È il caso dell'architetto urbinate Francesco Paciotto, che si formò alla bottega di Girolamo Genga prima di approdare a Roma, presso quella Accademia Vitruviana ove affinò la sua arte. Geniale innovatore nelle tecniche di edificazione, ma rispettoso dei modelli della classicità, il Paciotto fu apprezzato negli ambienti delle corti di maggior prestigio, sia in Italia che Oltralpe: dopo l'esperienza romana entrò al servizio dei Farnese a Parma e a Piacenza, quindi fu nominato primo architetto di Emanuele Filiberto in Piemonte, partecipando attivamente alla grande espansione urbanistica della città di Torino. Le escursioni in Fiandra e in Spagna allargarono ulteriormente la fama di questo artista, che seppe coniugare i criteri estetici con la funzionalità delle opere militari, le quali risultano perfettamente inserite nel territorio, in virtù di un razionle sistema di infrastrutture. Figura complessa e ricca di contraddizioni, come risulta dalle pagine del Diario, il Paciotto si cimentò anche nella composizione di un trattato di architettura inedito, che sembra essere propedeutico alla scienza fortificatoria, ove l'autore dà prova di una perfetta conoscenza della geometria e delle tecniche più moderne di misurazione. |
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